SALVARE FITALIA Mostra illustrativa Campofelice di Fitalia, 2012

di Domenico Gambino

Come esplicitato nel titolo della pubblicazione, si tratta della riproduzione delle schede (testi e immagini) della mostra illustrativa curata dell’arch. Domenico Gambino che ha avuto luogo nel 2012 a Campofelice di Fitalia con il patrocinio del Comune e successivamente data alle stampe. A monte di questo lavoro c’è la ricerca storica condotta dello stesso Gambino che ha raccontato nelle schede esposte, con brevi testi, le vicende del borgo dalle origini fino ai nostri giorni, corredandole con disegni tecnici, significative fotografie del passato e dello stato attuale mettendole a confronto laddove è stato possibile. Fitalia, la cui storia è stata segnata dalla vocazione alla coltivazione dei cereali, per chi si avvicina a conoscere questo lembo della Sicilia, è un casale situato poco distante da Campofelice di Fitalia nell’entroterra palermitano e ad esso sono legate, per la stessa sua denominazione, le origini del nuovo paese fondato agli inizi del XIX secolo dal principe Girolamo Settimo Calvello. Centro amministrativo del potere feudale dell’omonimo Stato, il casale di Fitalia ha origini antichissime. Il toponimo è di origine greco-bizantina e il significato etimologico è quello di piantagione di alberi, arbusti, vigna e orto. Probabilmente le prime case sorsero durante la colonizzazione araba della Sicilia, e della sua esistenza nel 1093 si fa riferimento in un codice che risale al 1260 circa. Una dettagliata descrizione del casale si ricava dalla relazione presentata nel 1592 dalla comarca di Corleone che fu interpellata per esprimere il proprio parere nell’istruttoria per il rilascio di una “licentia populandi” che doveva servire per popolare il territorio. Oggi l’antico casale è conosciuto come “Case di Fitalia” e malgrado diversi fabbricati siano diroccati e sono scomparsi alcuni elementi architettonici, esso ci offre compiutamente l’impianto urbanistico originale descritto nella relazione del 1592, con il baglio, dove spicca la palazzina dei Settimo, la chiesetta intitolata a san Nicola oggi sconsacrata e l’imponente abbeveratoio con il contiguo lavatoio per gli animali. “Salvare Fitalia”, ovvero recuperare l’antico borgo costituisce una priorità irrinunciabile: sia perché rappresenta, nella mappa degli antichi casali, una rara testimonianza di un nucleo abitativo di una comunità agro pastorale medievale in Sicilia e sia perché costituisce un patrimonio storico e culturale nella memoria delle origini di Campofelice di Fitalia. Un concetto che, è opportuno sottolineare, trova pieno riscontro negli scopi della nostra Associazione Culturale che fra le finalità si propone di “Intestarsi, di concerto con altre associazioni private, enti pubblici, gruppi e individui, progetti di valorizzazione culturale della storia e delle tradizioni contadine in riferimento alle principali emergenze architettoniche rurali nell’agro di Campofelice di Fitalia e dintorni, a cominciare dal Casale di Fitalia al fine di recuperarlo ad iniziative di sviluppo turistico – rurale”. È evidente che la mostra ha voluto denunciare lo stato di abbandono in cui si trova il casale e sensibilizzare la comunità campofelicese e non solo per il suo recupero urbanistico e strutturale con lo sguardo volto a orizzonti molto più estesi di elevato contenuto culturale per i positivi riflessi economici sullo sviluppo del medesimo territorio. L’importanza storica e urbanistica del casale, d’altra parte, è stata rilevata dal Piano Regolatore Generale di Campofelice che ha delimitato “l’agglomerato case di Fitalia” prescrivendo precise norme per gli interventi edilizi e specificando la destinazione d’uso dei fabbricati connessi a servizio dell’uso agricolo (museo, mercato dell’agricoltura e/o dell’artigianato, ecc.) con annessi servizi di ristorazione ed altro. Norme che, purtroppo, non hanno avuto seguito. Sorprende, quindi, molto positivamente l’attenzione rivolta da qualche tempo dalle amministrazioni comunali verso l’antico casale che vede in atto i lavori di restauro dell’abbeveratoio, mentre sembra prossimo il restauro della chiesetta. Un buon avvio per la rinascita del casale, i cui progetti sembrano indirizzati a sostenere lo sviluppo turistico-rurale del territorio di Campofelice e riempire di ulteriori contenuti la denominazione “Paese del Grano”.