LE ANTICHE MISURE AGRARIE: IL TUMULO E LA CORDA

di Domenico Gambino

È noto che durante la dominazione dei Borbone in Sicilia erano in vigore le antiche misure di capacità per i liquidi e i solidi, agrarie, lineari e di pesi, che cessarono di avere legalità dopo l’Unità d’Italia con l’introduzione del “sistema metrico decimale. In seguito a tali epocali cambiamenti si rese necessario istruire il popolo e a tal fine, nel 1862, furono murate delle lapidi nei centri più popolosi dell’Isola e in prossimità dei mercati, con il ragguaglio tra le antiche misure e il sistema metrico decimale. A Palermo, come accennavo nel mio precedente post, una di queste è murata sulla facciata del palazzo Schiavuzzo-Trigona, a piazza della Rivoluzione. Altre lapidi ho avuto occasione di vedere durante alcune piacevoli escursioni a Petralia Sottana, a Polizzi Generosa, a Prizzi a e Chiusa Sclafani.

Le antiche misure, dunque, furono abolite 160 anni addietro, ma ancora oggi nelle popolazioni rurali della Sicilia sembrano essere in uso, come nel caso di quelle agrarie: quando si discute sulla superficie dei terreni, le persone fanno riferimento al tumulo e alla salma; negli atti di compravendita non suscita stupore se viene riportato il ragguaglio delle superfici tra i due sistemi di misurazione; in occasione del 1° Censimento dell’Industria e dell’Agricoltura che si tenne nel 1961, ovvero cent’anni dopo la loro abolizione, per rilevare le estensioni dei terreni si è reso necessario stampare un prontuario con le antiche misure agrarie adottate per singola località, perché queste differivano da comune a comune.

Differenze che generavano confusione e che il governo Borbonico, nel 1809, tentò di eliminare con una nuova legge che introduceva il “codice metrico siculo”. Con questo provvedimento fu confermata l’unità fondamentale di lunghezza della “canna”, pari a m 2,064783 che aveva come sottomultiplo il “palmo”, pari a cm 25,8098, mentre per le misure agrarie si adottava il “tumolo” che si misurava con la “corda”, una specie di rullina metrica la cui lunghezza era pari al lato del quadrato di superficie del tumolo di terreno. Sedici tumoli rappresentavano una “salma”. Cosicché, con la nuova legge si stabiliva che un tumolo  era pari a canne 16, ovvero uguale ad are 10,9141. I feudi, però, a secondo delle zone erano misurati con corde di diversa lunghezza e, di conseguenza, cambiava la superficie del tumolo. Ragione per cui la misura legale rimase teorica e nella realtà si continuò ad adottare quella nell’uso corrente. Così, ad esempio, se a Roccamena un tumolo di terreno misura are 13,9443 a Geraci Siculo corrisponde a are 21,4313. A Campofelice di Fitalia, mio paese di origine, in riferimento alla rispondenza del tumolo si usa ancora dire: “misuratu cu a corda longa o cu a corda curta!?”.

Della corda quale oggetto-strumento usato dagli agrimensori si è persa la memoria, ma un reperto è ancora possibile ammirare al “Museo del grano e della civiltà contadina siciliana” di Campofelice di Fitalia nell’entroterra palermitano.